L’autismo ( ASD, spettro del disturbo autistico) è un disturbo dello sviluppo neurologico caratterizzato da disfunzioni socio-comunicative (deficit dei comportamenti comunicativi e alterazioni della reciprocità sociale ed emotiva) e modelli comportamentali limitati e ripetitivi (stereotipie, focalizzazione su routine fisse).

A causa del suo rapido e continuo aumento, in prevalenza nei paesi occidentali (0.67% nel 2000 al 2.76% nel 2016), e dell’ancora scarsa conoscenza delle cause e dello sviluppo della patologia, si rende necessario un nuovo modello di approccio scientifico. Ad oggi i tradizionali modelli di studio si basano sull’osservazione dei roditori, i quali vantano una vasta gamma di prove sperimentali. Tuttavia quest’approccio, seppur diffuso, pecca di limitazioni molto importanti:

  • le differenze sostanziali della struttura e del comportamento sociale dei roditori e degli umani;
  • il gap del funzionamento cognitivo tra i ratti e le persone;
  • i sintomi dell’autismo, che nell’uomo compaiono spontaneamente, sono necessariamente indotti sperimentalmente nei roditori.

Dato che questo metodo si è dimostrato fallace, gli studi scientifici si stanno rivolgendo ad altri modelli traslazionali più efficaci. Negli ultimi anni il cane ha acquisito molta popolarità nei campi della ricerca comparata (genetica, biologia, cognizione sociale e psicologia), questo perchè il cane, condividendo la storia evolutiva e lo sviluppo con gli umani e dimostrando eccezionale plasticità comportamentale, emotiva e sensoriale, rappresenta un unicum nel regno animale. Infatti esiste una grande variabilità interindividuale nella manifestazione delle capacità cognitive e sociali, c’è una convergenza sintomatica più elevata tra cani e persone rispetto ai roditori ed è più probabile riscontrare una causa comune. Ad esempio i cani rappresentano un prezioso modello comparativo per patologie cognitive legate all’età (Alzheimer), malattie non neurologiche (diabete e obesità), epilessia; molti casi condividono geni causativi e rispondono al trattamento in modo analogo.

Gli studi sul cane sono più promettenti anche rispetto ai modelli di primati non umani, specialmente le grandi scimmie, perchè lo studio di questi ultimi sarebbe di difficile attuazione data la limitata disponibilità di individui (andrebbero studiati in condizioni di cattività o seminaturali, mentre i cani, al pari dei bambini, possono essere osservati nei loro ambienti naturali), preoccupazioni etiche e differenze di comunicazione. Ad esempio studi recenti hanno dimostrato che il contatto visivo, nei cani e nelle persone, è legato principalmente a motivazioni affiliative, al contrario dei primati non umani che lo utilizzano come minaccia tra conspecifici.

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Autismo/2: aspetti comportamentali comuni tra cani e bambini

Autismo/3: considerazioni

FONTE

Autismo/1: i cani come nuovo modello di studio

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