Gli studi più recenti riguardo i pazienti affetti da autismo si focalizzano sullo scarso interesse e attenzione agli stimoli sociali e di come questi deficit presenti nella prima infanzia possono pregiudicare, o comunque ridurre, le prestazioni dello sviluppo di abilità cognitive sociali anche in età avanzata.

I pazienti con autismo non mostrano alcuna preferenza agli stimoli sociali rilevanti, hanno meno probabilità di cercare un contatto sociale e hanno un deficit nel rappresentare il valore della ricompensa delle interazioni sociali. Il cervello dei soggetti autistici mostra una tolleranza “bassa e non flessibile” agli errori di previsione, ciò rende le persone con autismo incapaci di meta-apprendere (cioè apprendere quali caratteristiche di un compito creano apprendimento e quali si possono considerare semplici casualità da ignorare).

E’ importante sottolineare che l’autismo sembra influenzare in modo specifico la motivazione per le interazioni di affiliazione sociale. Questa motivazione può essere vista come una categoria distinta rispetto alle altre motivazioni sociali (sessuale, genitoriale, ecc) ed è associata specificatamente ai bisogni di appartenenza, affetto, accettazione sociale e conformità sociale nelle persone.

Ampie evidenze scientifiche suggeriscono che i cani non solo sono motivati, ma anche competenti e unici nell’interagire con gli esseri umani, e mostrano molte di queste competenze sociali specificatamente verso gli esseri umani e non verso i conspecifici. Sembra che i sistemi di motivazione che regolano i comportamenti sociali diretti verso i conspecifici siano diversi da quelli diretti all’uomo.

I cani hanno sviluppato un sistema di elaborazione delle informazioni altamente flessibile, poichè gli ambienti sociali umani forniscono una grande varietà di stimoli impegnativi per loro e quindi lo sviluppo della loro competenza sociale in un ambiente così complesso dipende dal fatto che i segnali (cioè le regolarità di apprendimento) e il rumore (cioè le deviazioni casuali dalle previsioni) siano adeguatamente distinti. I cani domestici acquisiscono tali meta-conoscenze in modo più flessibile dei loro antenati selvatici e questa attitudine all’apprendimento sociale implica una tolleranza flessibile per gli errori di previsione.

Tuttavia possono esserci delle caratteristiche legate all’individuo e/o alla razza che mostrano una tolleranza agli errori di previsione “bassa e inflessibile”, proprio come nei bambini affetti da autismo.
Uno studio sperimentale del 2014 sulla razza Bull Terrier ha rivelato modelli comportamentali ed endocrini simili alla manifestazione dell’autismo negli esseri umani. In particolare l’inseguimento della coda nei Bull Terrier può servire come indicazione di comportamenti autistici: questo comportamento stereotipato è strettamente associato all’aggressività esplosiva verso il proprietario, ai momenti di trance, al ritiro sociale ed alla persistente preoccupazione per gli oggetti. Inoltre i soggetti che manifestano questo comportamento sono incapaci di affrontare situazioni di stress e tendenzialmente maschi.
Un ulteriore studio sui comportamenti sociali dei barboncini ha mostrato comportamenti assimilabili all’autismo nelle taglie più piccole della razza.

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Autismo/1: i cani come nuovo modello di studio

Autismo/3: considerazioni

FONTE


Autismo/2: aspetti comportamentali tra cani e bambini

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